Enzo Luongo – 8 settembre 1943
Sono l’Ing. Enzo Luongo (classe 1921). Ex Ufficiale in S.P.E. presso l’ 8° Reggimento di Artiglieria della Divisione Pasubio dopo aver fatto tutta la campagna di Russia con il C.S.I.R. e l’ A.R.M.I.R durante la quale sono
stato decorato di Medaglia d’ Argento al V.M. sul campo, all’ 8 settembre 1943 a Verona ho combattuto contro i tedeschi che tentavano di impadronirsi della caserma dell’ 8° Rgt. Art. e in questa occasione sono rimasto mutilato per la perdita di un occhio e altre gravi ferite e quindi iscritto all’Associazione.
Ho scritto un articolo che descrive la mia partecipazione agli avvenimenti verificatisi a Verona in quella data.
8 Settembre 1943
La data dell’8 settembre 1943 da oltre mezzo secolo rappresenta uno dei momenti più tragici e certo difficilmente interpretabili della nostra storia.
Di questo periodo confuso e caotico si sono dette tante cose (e non sempre positive ) delle nostre Forze Armate. Da parti, estremamente politicizzate, si è più volte cercato di sminuirne la capacità di reazione all’evento dell’8 settembre 1943.
E’ fuori dubbio che in quel momento sono mancate negli alti comandi militari idee chiare su una situazione strategica di per sé confusa e che mancarono il coordinamento e le informazioni che avrebbero dovuto tradursi in precise disposizioni ai vari reparti. E’ una pagina dolorosa determinata dall’imprevidenza e purtroppo anche dall’incapacità del governo allorquando ha indicato alle truppe di reagire con le armi ad ogni aggressione e di non aver esplicitamente indicato la Germania come nuovo nemico, cosa che avvenne solamente alla fine di ottobre del 1943.
Non si può però dire che da parte delle Forze Armate non vi sia stata una reazione e che questa reazione abbia dato in qualche modo, sicuramente determinante, l’avvio alla Resistenza Militare.
Il primo segnale della riscossa dovuta ai militari partì da Roma, da Porta S. Paolo oggi degnamente ricordata ogni anno per volere dell’ex Presidente della Repubblica Ciampi che affermò anche che la data dell’8 settembre 1943 non fu una giornata di umiliazione e di vergogna per l’ Italia ma l’inizio del riscatto nazionale.
A Roma non si combattè solo a Porta S. Paolo ma anche in molte altre zone (Magliana, Porta Carpena, Porta S.Giovanni e altre) dove Fanti, Artiglieri , Carabinieri impugnarono le armi e si batterono eroicamente contro quelle truppe germaniche che, in esecuzione della “Operazione Student”, si erano mosse la mattina del 9 settembre in molte città con l’intento di occuparle.
La reazione delle Forze Armate Italiane non si è verificata solo a Roma ma anche in molte altre località dove i militari italiani si sono opposti fermamente con le armi alle truppe germaniche. Così in Sardegna, in Corsica, in Jugoslavia, in Albania (Divisione Perugia), a Cefalonia ( Divisione Acqui ), a Corfù e in diverse città italiane tra le quali Verona.
E proprio a Verona sono stato protagonista di questa resistenza.
Alla data dell’8 settembre1943, da pochi mesi rientrato dal fronte russo, prestavo servizio presso il Deposito dell’8° Rgt. Artiglieria “Pasubio” con il quale avevo partecipato a tutta la campagna di Russia con il C.S.I.R. e con l’ A.R.M.I.R. e durante la quale era stato decorato di medaglia d’Argento al V.M. sul campo.
Al Deposito si trovavano reparti di complementi in addestramento al Comando del Colonnello Spiazzi anch’egli reduce dalla campagna di Russia e pluridecorato. L’armamento era esclusivamente individuale ad eccezione di 8 pezzi da 75/27 necessari per l’addestramento.
Nel mese di agosto dello stesso anno il Comando del Deposito, dietro ordini superiori, predisponeva l’organizzazione di un batteria di formazione che avrebbe dovuto far fronte a “situazioni di emergenza”. Per i particolari compiti che avrebbe dovuto svolgere veniva formata con ufficiali e artiglieri reduci dalla campagna di Russia. Comandante della batteria fu designato il Capitano Molin e sottocomandante il sottoscritto, entrambi reduci da tutta la campagna e dalla ritirata, già decorati al V.M. La batteria eseguiva nel mese di agosto alcune esercitazioni di difesa della città in punti particolarmente importanti.
La sera dell’8 settembre, alla notizia dell’armistizio, la batteria riceveva l’ordine di “allestire per la marcia” e tenersi pronta a muovere. Tutta la notte tra l’8 e il 9 settembre trascorreva in attesa di un ordine di movimento.
La mattina del 9, in seguito alle prime notizie di occupazione di alcune caserme da parte dei tedeschi, il Col. Spiazzi che non intendeva lasciare occupare la caserma dai tedeschi, dava ordine di disporre i reparti del Deposito a sua difesa. La maggior parte dei soldati armati di fucile e di qualche mitragliatrice veniva disposta sui bastioni che costituiscono il limite della caserma lungo la circonvallazione ovest, da dove era prevedibile l’arrivo dei reparti tedeschi.
La batteria di formazione veniva divisa in due sezioni che prendevano posizione dietro i due portoni (porta ferroviaria e porta carraia) situati verso l’anzidetta circonvallazione.
Verso le ore 9 del giorno 9 un reparto corazzato tedesco con fanteria trasportata sui carri avanzava lungo la circonvallazione fiancheggiante la caserma. Poco prima che la colonna raggiungesse la porta ferroviaria iniziava un nutrito scambio di fucileria tra i reparti schierati sui bastioni e i tedeschi trasportati sui carri. Quindi un carro armato tedesco si portava di fronte alla porta ferroviaria il cui portone era stato aperto per poter fare entrare in azione la sezione della batteria schierata a circa 100 mt. dal portone nel cortile interno.
Quale sottocomandante, alla notizia dell’arrivo dei tedeschi dalla parte della porta ferroviaria, mi sono prontamente portato presso la sezione colà schierata che era comandata da un giovane Sottotenente di complemento appena arrivato al deposito e ne assunsi il comando. Appena il carro tedesco fu davanti alla porta ordinai il fuoco con alzo zero.
Furono sparati diversi colpi e il carro colpito anche ai cingoli rimase immobilizzato, ma la sua potenza di fuoco ebbe in poco tempo il sopravvento e colpiva in pieno i pezzi della sezione causando la morte di alcuni serventi e ferendo la maggior parte degli altri artiglieri compreso il sottoscritto che rimase in seguito invalido per la perdita di un occhio e altre gravi ferite.
Fu un breve ed impari combattimento si può immaginare cosa potevano fare due pezzi da 75/27 di vecchia costruzione contro un moderno carro armato, ma il coraggio non è mancato.
Anche fra i soldati schierati sui bastioni ci furono intanto alcuni morti e feriti. La decisa azione da parte degli artiglieri dell’8° indusse i tedeschi a cessare il fuoco e a chiedere di parlamentare.
Il Col. Spiazzi che oltre a diverse decorazioni italiane ostentava anche una croce di ferro di 1° classe tedesca, riusciva a trattare a lungo con i tedeschi ed asserendo di disporre di gran numero di pezzi artiglieria, peraltro inesistenti, riusciva a ritardare l’occupazione della caserma e ottenere che i militari fossero lasciati liberi in caserma. Ciò ha consentito alla maggior parte di evitare la deportazione in Germania.
Per il valoroso comportamento degli artiglieri dell’ 8° il Colonnello Spiazzi ebbe l’onore delle armi come risulta dagli Atti dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito che nel capitolo “ Operazioni delle Unità Italiane nel settembre-ottobre 1943” nei fogli n°252 e 253 relativi alla difesa di Verona si esprimono testualmente:
“ Resistettero in particolare i cavalleggeri del 5° Rgt. e la guarnigione della Caserma dell’8° Rgt. Art. Pasubio che fu l’ultima a cedere e solo dopo l’intervento di carri armati per l’attacco finale. Il Colonnello Comandante ebbe l’onore delle armi e le truppe lasciate libere nella Caserma. Perdite italiane 10 morti e 23 feriti. Perdite tedesche 12 morti e 7 feriti “.
Per il fatto d’armi descritto sono stato decorato di Medaglia di Bronzo al V.M.
Anche a Verona ogni anno viene commemorato l’avvenimento presso la ex caserma dell’8° Rgt. Artiglieria “Pasubio” alla presenza delle Autorità militari e civili.
Tutti i militari che l’8 settembre 1943 hanno partecipato a questi fatti d’arma e a questa resistenza, nelle varie località in Italia e su altri fronti, hanno dimostrato con il loro comportamento il significato del senso dell’onore e della fedeltà al giuramento.
Enzo Luongo